Il caffè americano take away da bersi on the go, nella classica tazza di carta con il coperchio in plastica
Il caffè americano take away da bersi on the go, nella classica tazza di carta con il coperchio in plastica - © Pexels
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Il caffè a New York: tra americano, drip coffee e instant coffee

Sono di ritorno da un mese a New York e ancora non mi sono ripreso dal fuso orario e dall'eccitazione di una metropoli che ti scuote. New York ti sorprende e ti lascia sensazioni contrastanti, sensazioni che metabolizzi al rientro, perché i ritmi della Grande Mela non ti lasciano il tempo di pensare e riflettere. Devi muoverti velocemente, arrivare dove devi arrivare, su e giù per la metropolitana, tra quartieri eleganti, stravaganza e disagio che si confondono creando l'esperienza newyorkese, unica al mondo.

E per tenermi al passo con una città che non sa fermarsi, il caffè è stato uno degli ingredienti fondamentali! Manhattan e i suoi quartieri non dormono mai, corrono, ti spingono a fare lo stesso, e in questo slancio continuo la caffeina diventa quasi un carburante necessario. Ogni mattina è iniziata con un caffè tra le mani e la sensazione che quel piccolo rituale condiviso con migliaia di persone fosse parte integrante della vita cittadina.

Il caffè italiano è un'altra cosa

Chi è abituato all'espresso del bar sotto casa, con i suoi trenta millilitri intensi e aromatici, avrà qualche difficoltà ad adattarsi alla cultura del caffè statunitense. Negli USA, e in particolare a New York, l'espresso esiste, certo, ma è un'eccezione più che la regola. La stragrande maggioranza delle caffetterie propone il cosiddetto drip coffee o americano: una bevanda molto più leggera, lunga e "annacquata" secondo i nostri standard. Anche quando trovi un espresso, preparati a spendere tra i 4 e i 5 dollari, a cui vanno aggiunte tasse e, spesso, mancia. Insomma, l'esperienza non è solo diversa nel gusto, ma anche nel prezzo.
Ed è sempre quello che da noi sarebbe considerato un espresso alto o lungo

Il caffè americano: un tempo a prezzo popolare, oggi quasi un lusso

Negli Stati Uniti il caffè è sempre stato considerato una bevanda popolare, economica, quasi democratica: bastava un dollaro – o poco più – per avere la tua tazza da portar via, riempita magari in una caffetteria indipendente o al classico diner di quartiere. Oggi, invece, anche un semplice drip coffee può facilmente superare i 3 o 4 dollari. Si avvicina al stesso prezzo di bevande più elaborate come il chai latte o il matcha latte o di altre bevande più elaborate che un tempo erano considerate una categoria a parte, "premium".

Questa trasformazione è collegata a diversi fattori, ma uno dei principali è l'inflazione che ha colpito gli Stati Uniti nel periodo post-Covid. Dopo la pandemia, l'aumento dei costi di produzione, della manodopera e della logistica ha fatto lievitare i prezzi di quasi tutto, incluso il caffè. Secondo i dati ufficiali, l'inflazione negli USA ha raggiunto livelli record nel 2022, con punte superiori all'8%, e anche se oggi i numeri sono più contenuti, il prezzo di molti beni – caffè incluso – non è tornato ai livelli pre-pandemici. Inoltre, il boom delle caffetterie artigianali e l'interesse crescente per le origini e la qualità del caffè hanno spinto verso una nuova percezione del caffè: meno commodity, più esperienza da valorizzare… e far pagare.

Il caffè negli Stati Uniti d'America è una bevanda che ti accompagna durante la giornata, spesso in formato take-away e servito caldissimo. A New York il caffè si sorseggia così, in una tazza di carta mentre, magari, in giacca e cravatta ci si affretta verso l'ufficio in qualche grattacielo a specchi
Il caffè negli Stati Uniti d'America è una bevanda che ti accompagna durante la giornata, spesso in formato take-away e servito caldissimo. A New York il caffè si sorseggia così, in una tazza di carta mentre, magari, in giacca e cravatta ci si affretta verso l'ufficio in qualche grattacielo a specchi - © Pexels

Arabica e monorigine: una diversa cultura del gusto

Una delle cose che colpisce è la passione americana per i caffè single origin, spesso arabica, che lascia in bocca un retrogusto acidulo e una consistenza piuttosto leggera. Se chiedi un caffè "strong", difficilmente ti porteranno qualcosa di simile al nostro espresso. Forse è semplicemente una questione di abitudine, o di cultura: da noi, la miscela è l'arte del bilanciamento, il frutto di un lavoro artigianale che fonde diverse origini per ottenere un gusto rotondo e coerente. Negli Stati Uniti, al contrario, dichiarare la provenienza unica del chicco - che sia Colombia, Etiopia o Brasile - è sinonimo di qualità e trasparenza. Le miscele sembrano quasi un prodotto generico, poco valorizzato.

Il caffè americano

Il caffè americano, per molti italiani all'estero, è il primo approccio con la realtà del caffè made in USA. Una tazza abbondante, con un gusto meno concentrato e un corpo molto più leggero rispetto al nostro espresso tradizionale. È una bevanda pensata per durare di più, da sorseggiare lentamente, magari davanti al laptop o durante una riunione. Per noi italiani può sembrare una versione "annacquata" del caffè, ma in realtà risponde a una diversa idea di consumo, più diluito nel tempo e meno rituale. Paradossalmente, non è neanche così comune nelle caffetterie americane, dove a dominare è invece il drip coffee.

Drip coffee: il vero protagonista del caffè negli Stati Uniti

Il drip coffee è il vero re delle caffetterie americane. Preparato con metodi a filtro, come le classiche macchine da caffè elettriche o le più ricercate pour-over, questo caffè si ottiene facendo passare lentamente acqua calda attraverso il caffè macinato, trattenuto da un filtro di carta. Il risultato è una bevanda molto più leggera e lunga rispetto all'espresso, ma spesso anche più profumata e aromatica, soprattutto se fatta con chicchi freschi e ben macinati. È la bevanda perfetta per riempire le grandi tazze to go dei newyorchesi, spesso disponibili anche in refill gratuito nei diner tradizionali. In apparenza semplice, il drip è in realtà il cuore della cultura americana del caffè: quotidiano, accessibile, modulabile, e profondamente legato all'idea di funzionalità più che a quella di intensità.

Il caffè solubile: praticità prima di tutto

Negli Stati Uniti, il caffè solubile - o istantaneo (instant coffee) - ha una lunga storia e continua a occupare un posto importante nella vita quotidiana di molti americani. È il simbolo della praticità estrema: basta aggiungere acqua calda a un cucchiaino di polvere e in pochi secondi si ha una tazza pronta da bere. Non richiede macchine, filtri o particolari abilità, ed è per questo che è stato per anni il caffè preferito nelle case, negli uffici e persino nei motel lungo le highways. Sebbene oggi il gusto più raffinato delle nuove generazioni e il boom delle caffetterie artigianali stiano riducendo la popolarità del solubile nelle grandi città, il suo utilizzo resiste, soprattutto per motivi economici e di comodità. Per noi italiani può sembrare l'antitesi del caffè “vero”, ma in un Paese dove efficienza e velocità sono spesso al primo posto, il caffè istantaneo continua a rappresentare una scelta logica e funzionale.

Le capsule per il caffè americano: praticità senza dimenticare il gusto

Negli Stati Uniti, dove il caffè si beve spesso in formato mug e accompagna l’intera giornata, le capsule per caffè americano rappresentano una soluzione pratica e sempre più diffusa. A differenza delle capsule per espresso, pensate per preparazioni brevi e intense, quelle dedicate al caffè lungo contengono una dose maggiore di caffè e sono progettate per erogare quantità più abbondanti (fino a 230 ml o più), con un’estrazione più delicata e meno concentrata. Sistemi come Nespresso Vertuo, Keurig o Dolce Gusto permettono di ottenere un caffè simile al drip coffee, in modo rapido e senza complicazioni.

Il vantaggio principale è la comodità: niente filtri da cambiare, niente macinatura, niente pulizia complicata. Tuttavia, rispetto al drip coffee fresco, il sapore può risultare meno pieno e aromatico. Anche se non conquisterà gli amanti dell’espresso tradizionale, la capsula per americano risponde perfettamente all’esigenza americana di un caffè lungo, immediato e sempre pronto a seguirti ovunque - anche nella tazza da asporto che è diventata, ormai, un’icona culturale.

La classica tazza di carta con il coperchio in plastica e la fascia di carta per non bruciarsi, il caffè viene servito molto caldo. E dimenticate le nostre brioche, e cornetti, qui dominano i donuts, le famose ciambelline
La classica tazza di carta con il coperchio in plastica e la fascia di carta per non bruciarsi, il caffè viene servito molto caldo. E dimenticate le nostre brioche, e cornetti, qui dominano i donuts, le famose ciambelline - © Pexels

A ogni Paese il suo caffè

A ogni Paese il suo caffè, verrebbe da dire. E forse non è nemmeno giusto fare confronti. Negli USA, e in particolare a New York, il caffè è un'istituzione: non è solo una bevanda, è un compagno di giornata. Lo vedi ovunque, nella classica tazza di carta con il coperchio in plastica e la fascia per non scottarsi. Fa parte del paesaggio urbano come i grattacieli e i taxi gialli. È il simbolo di una vita frenetica, sempre in movimento, e di una cultura in cui il tempo è denaro e il caffè si consuma camminando, lavorando, parlando.

A New York il caffè non si sorseggia: si porta con sé, come un accessorio essenziale per affrontare la giungla urbana.

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